Onorevoli Colleghi e Colleghe! - La diffusione della cultura in generale e il sostegno allo spettacolo in particolare devono essere considerati parte fondamentale di una politica che si propone di dare spazio alla creatività e alla produttività di coloro che fanno lo spettacolo, così come è fondamentale la sussistenza di una condizione reale di possibilità di accesso per tutti agli spazi e alle proposte culturali.
      Questa proposta di legge si prefigge di porre all'attenzione del Parlamento, ma soprattutto dei cittadini e delle cittadine, lo squilibrio esistente tra la quota di finanziamenti che questo Paese destina agli armamenti e alle spese militari in generale e la quota destinata a finanziare una parte importante della vita e della produzione culturale del Paese.
      La proposta di legge non si prefigge di risolvere il problema dei finanziamenti allo spettacolo né tanto meno di indicare una fonte alternativa di finanziamento del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) istituito con la legge n. 163 del 1985.
      Fonti autorevoli come l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI) e la NATO indicano che la cifra che lo Stato italiano investe annualmente per le spese militari si aggira intorno al 2 per cento del prodotto interno lordo.
      Sia i dati del SIPRI sia quelli della NATO tengono conto di spese destinate al settore militare in senso complessivo (in particolare, i dati del SIPRI tengono conto del bilancio complessivo dell'amministrazione della difesa, includendo pensioni e fondi per l'Arma dei carabinieri, e non

 

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solo della voce «Funzione Difesa», mentre i dati della NATO aggregano le spese militari, senza guardare a che Ministero appartengono). Sempre secondo i dati del Rapporto SIPRI 2005, la spesa militare dell'Italia ammontava alla cifra di 27,8 miliardi di dollari nel 2004 (pari a circa 23,55 miliardi di euro) e di 27,6 miliardi di dollari nel 2003 (pari a circa 23,53 miliardi di euro).
      In questo senso, ci sembra di consistente valore simbolico, oltre che finanziario, prevedere che ogni anno una quota del 2,3 per cento del totale delle spese militari sia destinata al FUS per il sostegno ai singoli settori.
 

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